Applausi, oggi, per l’argentino del sud di Buenos Aires, che come prima cosa dopo la vittoria è corso ad abbracciare il suo coach e chi lo segue per i tornei. Ha battuto in finale, contro pronostico – ma del resto, quando sei 266 al mondo, giochi sempre contro pronostico – Andrej Martin che invece di Challenger in carriera ne ha vinti undici, tre solo nel 2019.
“Cosa è successo? Sono quei clic che tutti noi speriamo che prima o poi si azionino per sbloccarci”, ha commentato al termine l’argentino. Già, perché come ben sa chi gioca a tennis, alle volte basta poco per cambiare convinzione e, di conseguenza, il corso degli eventi.
Bravo Mena, dunque, ma spiace per Martin, uno che al Challenger di Como ha sempre tenuto. L’anno scorso tra l’altro fu proprio lui a “battezzare” (e ad eliminare) un certo Sinner in quel di Villa Olmo. Oggi invece, avanti 6-2 con facilità, si è fermato e Facundo Mena gli è saltato addosso. Con la vittoria di Como, Mena per la prima volta entra tra i 200 al mondo (da oggi è numero 199). Martin diventa invece numero 112.
Oggi era in calendario anche la finale del doppio, ricca di significati. In campo la medaglia d’argento di Rio (e semifinalista a Wimbledon e Roland Garros) Florin Mergea, il campione uscente del 2018 Andre Begemann (allora in coppia con Dustin Brown), il vincitore del “Città di Como” in singolare nel 2017 Pedro Sousa e il brasiliano Fabricio Neis. Il trofeo Bianchi Group, dopo una partita combattuta e ricca di colpi di scena, è finita nelle mani di Begemann-Mergea al termine di un super tie-break concluso con il punteggio di 14-12. I primi due set si erano invece conclusi 5-7 per Sousa-Neis e 7-5 per Begemann-Mergea.
ALBO D’ORO CHALLENGER “Città di Como”
2006 Simone Bolelli; 2007 Maximo Gonzalez; 2008 Diego Junqueira; 2009 Oleksandr Dolgopolov; 2010 Robin Haase; 2011 Pablo Carreno-Busta; 2012 Andreas Haider-Maurer; 2013 Pablo Carreno Busta; 2014 Viktor Troicki; 2015 Andrey Kuznetsov; 2016 Kenny De Schepper; 2017 Pedro Sousa; 2018 Salvatore Caruso; 2019 Facundo Mena.