Da questo rapporto dal titolo “Lo sport riparte in sicurezza” – che abbiamo letto e che riportiamo in coda al post, in modo che tutti possano scaricarlo e leggerlo – il tennis emergeva come lo sport più sicuro in assoluto, al pari di altre attività sempre individuali.
Ora, abbiamo anche la possibilità di capirne i motivi. Il tennis e il wheelchair sono valutati dal Politecnico di Torino a rischio “0” (ovvero “inesistente”) sia per quanto riguarda il contatto tra atleti, sia per il contatto con i tecnici, sia per il contatto con il pubblico sia per il numero di atleti presenti. L’unica voce a rischio “1” (comunque “scarso”) riguarda gli spogliatoi.
Solo un poco più elevato il rischio per il paddle, che al pericolo 1 legato allo spogliatoio (al pari di tennis e wheelchair) aggiunge anche l’1 per lo spazio chiuso (stiamo comunque sempre parlando di rischio valutato come “scarso”, seppur non “inesistente”) e anche per il rischio contatto tra atleti.
In totale dunque, per otto voci, il tennis e il wheelchair hanno in sette casi rischio “inesistente” e in un solo caso rischio “scarso”. Il paddle in tre casi rischio “scarso” e in cinque casi rischio “inesistente”.
Per fare un paragone con il calcio, lo sport del pallone (nelle stesse otto categorie) ha in tre casi rischio “inesistente”, in un caso rischio “scarso” ma in ben tre voci rischio definito “alto”, in merito a vicinanza degli atleti, contatto e utilizzo spogliatoio. Nel calcio a 5 il rischio cresce ulteriormente.
Nella pallavolo addirittura (ma tutte le schede sono consultabili della relazione che alleghiamo al post) il rischio “inesistente” c’è in una sola voce, mentre il rischio “elevato” è riscontrato in ben tre situazioni e quello “alto” in ulteriori tre capitoli.
Il rapporto del Politecnico di Torino evidenza poi – in una scheda interamente dedicata al tennis – come comportarsi in caso di riscaldamento fisico, riscaldamento in campo, fasi di gioco, test match e gara vera e propria. Anche in questo caso, con una classificazione di rischio da 1 a 8, si rimane sempre intorno al 3, salendo a 5 solo in caso di aspetto agonistico perché è evidentemente più difficile mantenere la distanza ad esempio in caso di discesa a rete.
Per il doppio, sottolinea invece il rapporto, “le classi di rischio sono più alte ed i sistemi di mitigazione devono essere opportunamente adeguati, vista la presenza in campo di un numero maggiore di giocatori, con situazioni di gioco che favoriscono la prossimità fisica”.