Il giornalista e voce nota di SuperTennis, Alessandro Nizegorodcew, ha rivissuto con il mancino brianzolo il match dei record, quello che dopo 4 ore e 26 minuti di gioco permise ad Arnaboldi – proprio nelle quali del Roland Garros – di passare al turno successivo per 6-4 3-6 27-25. Ancora oggi è il match più lungo di sempre sulla durata dei tre set, sia per numero di game giocati che per la durata complessiva.
Ad arrendersi fu il favorito padrone di casa Pierre-Hugues Herbert, che giocava anche sul “campo dei francesi, il numero 7, dove di solito vincono loro… ma non questa volta”, ha commentato il giornalista.
“Arrivavo da Roma dove avevo fatto bene qualificandomi – ha ricordato Arnaboldi – Avevo perso nel tabellone principale contro Goffin, giocando in una vera e propria bolgia, questa volta a mio favore. Ogni punto era come il boato di un gol in un derby. Una sensazione da brividi che ho provato solo quella volta“.
Poi il racconto parigino: “Arrivai al Roland Garros in fiducia – ha proseguito il canturino – Già con Kudla non giocai bene, c’era molto vento e freddo, ma c’ero ed ero presente”. Poi, il secondo turno contro Herbert: “Una tensione altissima, soprattutto quando ci fu l’interruzione sul 15-15 (il match si giocò in due giorni, ndr). Il livello di gioco fu molto alto per tutti e due. Pensavo solo a giocare punto dopo punto, non guardavo al risultato“.
Poi altro match folle con l’argentino Trungelliti, recuperato da 7-5 5-2 per il sudamericano con due break a sfavore: “Ero stanco mentalmente, più che fisicamente, ma lui mi diede una mano a rientrare…”. Una vittoria che valse il tabellone principale. Ma il cammino epico di Arnaboldi nell’edizione 2015 non era ancora finito: contro l’australiano Duckworth arrivò la rimonta da 0-2 a 3-2 (4-6 6-7 7-6 7-6 6-0): “Avevo sempre sognato una vittoria al quinto set in uno slam, arrivò quel giorno dopo aver annullato un match point”.
Il cammino si fermò al secondo turno contro Marin Cilic, numero 10 al mondo. “Ebbi due set point nel primo parziale, ma serviva lui e non riuscii a giocarmeli. Il secondo e il terzo set andarono però troppo veloci, ero stanco sia fisicamente sia mentalmente“. Un cammino indimenticabile non solo per gli appassionati comaschi, ma anche per gli amanti della racchetta di tutta la Penisola.